IL DISCORSO IN LINGUA ITALIANA
1. Come abbiamo visto nelle due precedenti catechesi, in base allopzione definitiva per Dio o contro Dio, l'uomo si trova dinanzi a una delle alternative: o vive con il Signore nella beatitudine eterna, oppure resta lontano dalla sua presenza.
Per quanti si trovano in condizione di apertura a Dio, ma in un modo imperfetto, il cammino verso la piena beatitudine richiede una purificazione, che la fede della Chiesa illustra attraverso la dottrina del Purgatorio (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1030-1032).
2. Nella Sacra Scrittura si possono cogliere alcuni elementi che aiutano a comprendere il senso di questa dottrina, pur non enunciata in modo formale. Essi esprimono il convincimento che non si possa accedere a Dio senza passare attraverso una qualche purificazione.
Secondo la legislazione religiosa dell'Antico Testamento, ciò che è destinato a Dio deve essere perfetto. In conseguenza, l'integrità anche fisica è particolarmente richiesta per le realtà che vengono a contatto con Dio sul piano sacrificale, come per esempio gli animali da immolare (cfr Lv 22,22) o su quello istituzionale, come nel caso dei sacerdoti, ministri del culto (cfr Lv 21,17-23). A questa integrità fisica deve corrispondere una dedizione totale, dei singoli e della collettività (cfr 1 Re 8,61), al Dio dellalleanza nella linea dei grandi insegnamenti del Deuteronomio (cfr 6,5). Si tratta di amare Dio con tutto il proprio essere, con purezza di cuore e con testimonianza di opere (cfr ivi, 10,12s).
Lesigenza dintegrità simpone evidentemente dopo la morte, per lingresso nella comunione perfetta e definitiva con Dio. Chi non ha questa integrità deve passare per la purificazione. Un testo di san Paolo lo suggerisce. LApostolo parla del valore dellopera di ciascuno, che sarà rivelata nel giorno del giudizio, e dice: Se lopera che uno ha costruito sul fondamento [che è Cristo] resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se lopera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco (1 Cor 3,14-15).
3. Per raggiungere uno stato di perfetta integrità è necessaria talvolta lintercessione o la mediazione di una persona. Ad esempio, Mosè ottiene il perdono del popolo con una preghiera, nella quale evoca lopera salvifica compiuta da Dio in passato e invoca la sua fedeltà al giuramento fatto ai padri (cfr Es 32,30 e vv. 11-13). La figura del Servo del Signore, delineata dal Libro di Isaia, si caratterizza anche per la funzione di intercedere e di espiare a favore di molti; al termine delle sue sofferenze egli vedrà la luce e giustificherà molti, addossandosi le loro iniquità (cfr Is 52,13-53,12, spec. 53,11).
Il Salmo 51 può essere considerato, secondo la visuale dellAntico Testamento, una sintesi del processo di reintegrazione: il peccatore confessa e riconosce la propria colpa (v. 6), chiede insistentemente di venire purificato o lavato (vv. 4.9.12.16) per poter proclamare la lode divina (v. 17).
4. Nel Nuovo Testamento Cristo è presentato come lintercessore, che assume in sé le funzioni del sommo sacerdote nel giorno dellespiazione (cfr Eb 5,7; 7,25). Ma in lui il sacerdozio presenta una configurazione nuova e definitiva. Egli entra una sola volta nel santuario celeste allo scopo dintercedere al cospetto di Dio in nostro favore (cfr Eb 9,23-26, spec. 24). Egli è Sacerdote e insieme vittima di espiazione per i peccati di tutto il mondo (cfr 1 Gv 2,2).
Gesù, come il grande intercessore che espia per noi, si rivelerà pienamente alla fine della nostra vita, quando si esprimerà con lofferta di misericordia ma anche con linevitabile giudizio per chi rifiuta l'amore e il perdono del Padre.
L'offerta della misericordia non esclude il dovere di presentarci puri ed integri al cospetto di Dio, ricchi di quella carità, che Paolo chiama vincolo di perfezione (Col 3,14).
Durante la nostra vita terrena seguendo lesortazione evangelica ad essere perfetti come il Padre celeste (cfr Mt 5,48), siamo chiamati a crescere nellamore per trovarci saldi e irreprensibili davanti a Dio Padre, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi (1 Ts 3,12s.). Daltra parte, siamo invitati a purificarci da ogni macchia della carne e dello spirito (2 Cor 7,1; cfr 1 Gv 3,3), perché lincontro con Dio richiede una purezza assoluta.
Ogni traccia di attaccamento al male deve essere eliminata; ogni deformità dellanima corretta. La purificazione deve essere completa, e questo è appunto ciò che è inteso dalla dottrina della Chiesa sul purgatorio. Questo termine non indica un luogo, ma una condizione di vita. Coloro che dopo la morte vivono in uno stato di purificazione sono già nellamore di Cristo, il quale li solleva dai residui dellimperfezione (cfr Conc. Ecum. di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1304; Conc. Ecum. di Trento, Decretum de iustificatione: DS 1580; Decretum de purgatorio: DS 1820).
Occorre precisare che lo stato di purificazione non è un prolungamento della situazione terrena, quasi fosse data dopo la morte unulteriore possibilità di cambiare il proprio destino. Linsegnamento della Chiesa in proposito è inequivocabile ed è stato ribadito dal Concilio Vaticano II, che così insegna: Siccome poi non conosciamo né il giorno né lora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente, affinché, finito lunico corso della nostra vita terrena (cfr Eb 9,27), meritiamo con Lui di entrare al banchetto nuziale ed essere annoverati fra i beati, né ci si comandi, come a servi cattivi e pigri, di andare al fuoco eterno, nelle tenebre esteriori, dove ?ci sarà il pianto e lo stridore dei denti (Mt 22,13 e 25,30) (Lumen gentium, 48).
6. Un ultimo aspetto importante che la tradizione della Chiesa ha sempre evidenziato, va oggi riproposto: è quello della dimensione comunitaria. Infatti coloro che si trovano nella condizione di purificazione sono legati sia ai beati che già godono pienamente la vita eterna sia a noi che camminiamo in questo mondo verso la casa del Padre (cfr CCC, 1032).
Come nella vita terrena i credenti sono uniti tra loro nellunico Corpo mistico, così dopo la morte coloro che vivono nello stato di purificazione sperimentano la stessa solidarietà ecclesiale che opera nella preghiera, nei suffragi e nella carità degli altri fratelli nella fede. La purificazione è vissuta nel vincolo essenziale che si crea tra coloro che vivono la vita del secolo presente e quelli che già godono la beatitudine eterna.